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RETE SOCIALE
17/07/2009  Lascia un commento
Salviamo il paesaggio della Val Sarmento
Annibale Formica
Prendo la parola in prestito dalle balze di Volterra e dal Vocabolario della lingua italiana per chiamare “balze” i luoghi rocciosi, scoscesi e dirupati, che mi appaiono ogni giorno da San Paolo Albanese, guardando il versante occidentale del torrente Sarmento, tra Noepoli e San Costantino Albanese, sotto il bosco Farneta, da Timpa del Calorio a Timpa dei Preti fino al fosso Sarsico. * La forma originaria del fosso Mistro sotto la Timpa dei Preti nel territorio di Noepoli a destra dopo gli sbancamenti
“Balze” mi è sembrata una parola che può meglio evocare i paesaggi naturali spettacolari, di “naturale” bellezza estetica, dispiegati in un tratto del costone che scende sul Sarmento tra fossi, dirupi e coni di deiezione, a comporre uno scenario eccezionale, unico e irripetibile. Nella sentieristica di valle e nel Piano Pluriennale di Sviluppo Socio-Economico, approvato dal Consiglio della Comunità Montana Val Sarmento il 26 marzo 2009, ho suggerito di chiamare “balze” quei luoghi che rappresentano punti di forza da tutelare e da valorizzare.
Conosco i paesaggi del Sarmento; appartengono alla mia esperienza umana, sociale e culturale; mi appassionano e li seguo quotidianamente nel loro conservarsi ed evolversi. Li seguo con accanimento cercando di interpretare gli aspetti ecologici, ambientali, naturali, culturali e umani e gli elementi vitali delle cose e dei fatti della mia terra.
Percorro i tratturi, i viottoli, gli spazi, i terreni della nostra campagna abbandonata, senza più contadini e pastori e senza più altro; lancio lo sguardo verso il panorama delle “balze”.

Mi inorgoglisco ogni volta di più per i grandi, inestimabili valori di un territorio, che, in Val Sarmento, una piccola enclave dell’antico Stato di Noia nel versante nord-orientale del Parco Nazionale del Pollino, è capace di contenere patrimoni naturali e culturali incommensurabili: dalla ricchezza di biodiversità al pino loricato e all’associazione abete-faggio, dai circhi glaciali e dagli accumuli morenici dell’ambiente alto-montano dolomitico alle “balze” di Timpa del Calorio e di Timpa dei Preti dell’ambiente collinare mediterraneo, dai riti “arborei” di Terranova del Pollino e dai suoni di zampogna alla minoranza etnico-linguistica arbёreshe di San Costantino e di San Paolo Albanese, dai resti materiali della cultura locale ai rinvenimenti archeologici della cinta fortificata dell’acropoli della città lucana del IV secolo a.C. sull’altura di Monte Castello di Cersosimo.
Sono luoghi di vita e di cultura, dove si svolgono le attività quotidiane degli abitanti dei piccoli paesi di Noepoli, Cersosimo, San Costantino, San Paolo Albanese, Terranova di Pollino. Sono luoghi ai quali la Convenzione Europea del Paesaggio e l’art. 9 della Costituzione Italiana riservano considerazione, rispetto ed obbligo di tutela. Sono luoghi di mirabile sintesi tra ecologia, economia e cultura materiale; sono “documenti storici”.

La documentazione storica delle balze della Val Sarmento sta subendo, in questi giorni, una trasformazione.
Da notizie di stampa apprendo che nel versante lucano del Pollino, il più grande parco nazionale d’Italia, si sta tentando la sfida di far convivere ambienti incontaminati con “l’arte contemporanea più raffinata”.

Si sta per trasformare monumenti naturali importanti del nostro territorio; si sta per incidere sui “documenti storici” della nostra esistenza in Val Sarmento. Vedo, intanto, un grande sbancamento che ha già mutato l’immagine originaria del fosso Mistro sotto la Timpa dei Preti nel territorio di Noepoli.

Sono molto disorientato.

Annibale Formica - San Paolo Albanese, 17 luglio 2009
 
 
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