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RETE SOCIALE
24/03/2009  Lascia un commento
Troppi i silenzi sulla bonifica dell’area industriale di Tito

OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista
Il comunicato stampa di Confindustria Basilicata sull’area industriale di Tito Scalo - diffuso a mezzo stampa in data 24 Marzo 2009 - riapre perentoriamente il dibattito intorno ai “veleni”, industriali e non, presenti nell’area dell’Ex-Liquichimica, dichiarata e perimetrata come Sito inquinato d’Interesse Nazionale con Decreto Ministeriale dell’8 Luglio 2002, emanato dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 231 del 2 Ottobre 2002.

Le dichiarazioni del presidente, Attilio Martorano - che lamenta l’amarezza e la delusione degli imprenditori dell’area industriale di Tito Scalo, sottolineando problemi atavici “come quelli legati al Consorzio Asi con difficoltà che da anni si riversano sulle imprese” e questioni spinose, come la bonifica dell’area: “Quello della bonifica del sito industriale è un tema che ci interessa particolarmente anche perchè non abbiamo capito cosa vuol fare la Regione” - risuonano come una beffa, oltre che come puro esercizio di “scaricabarile” ai danni di una Regione Basilicata che ha senz’altro le sue colpe, ma che non è l’unica ad essere a conoscenza della situazione, tra passato e presente, in cui versa l’attuale area industriale di Tito. Troppi silenzi “accumulati” in questi anni, che ora si preferisce rompere puntando il dito a destra e a manca.

E’ bene ricordare, l’episodio della Daramic S.r.l. - facente parte del Consorzio Asi - che nel 2005, autodenunciandosi, comunicò di aver causato “un pesante stato di contaminazione della falda e del terreno da tricoloroetilene, tricloroetano, dicloroetilene, bromodiclorometano, cloroformio, bromoformio, cloruro di vinile monomero, esaclorobutadene, tetracloroetilene, sommatoria organoclorurati e idrocarburi totali”. Oggi, con i suoi lavoratori in cassa integrazione, e la bonifica di un’area nell’ombra del mistero, è più opportuno considerare il “prendi i soldi, inquina e scappi”. Molti, più preoccupati per il taglio dei fondi FAS (Fondi Aree Sottoutilizzate) 2007-2013, destinati ad altro con l’ultima Finanziaria del Governo Berlusconi, dimenticano i finanziamenti a pioggia piovuti in Basilicata per la bonifica dell’area, in uno scenario che ha visto un disinteresse generale.

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - crede che il minuetto delle responsabilità debba lasciare il posto ad azioni concrete e responsabili per non correre il rischio di aggravare una situazione di per sé allarmante. Inoltre, oltre a considerare come necessaria una marcia indietro da parte dell’esecutivo nazionale sui fondi per la bonifica, la OLA chiede alla Regione Basilicata di mantenere l’impegno sul disinquinamento, al Sindaco di Tito, Pasquale Scavone - come responsabile della salute pubblica - di intervenire e dare delucidazioni sulla questione e all’Arpab ed Metapontum Agrobios (destinataria di una consulenza nel 2007 proprio di una consulenza della Regione Basilicata comprendente anche la “caratterizzazione geochimica dei siti inquinati di interesse nazionale), di illustrare cosa è stato fatto per incentivare il monitoraggio sull’area, oltre che i dati presenti.

Tutto questo, anche alla luce, della famosa Conferenza di Servizi, citata in un documento del Novembre 2004, divulgato dal Gruppo di Lavoro Obiettivo Bonifiche della Rete Nazionale delle Autorità Ambientali e delle Autorità della Programmazione dei Fondi Strutturali Comunitari 2000-2006, su analisi delle problematiche, valutazioni e suggerimenti. Sarebbe opportuno - visto che sono passati ben 5 anni dall’annunciata Conferenza dei Servizi - rendere note tutte le evoluzioni, le osservazioni e lo stato di caratterizzazione della bonifica, presumibilmente presentate dalle Amministrazioni, dagli Enti Pubblici e dai Soggetti obbligati, imprenditori ed aziende ivi compresi.
 
 
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