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RETE SOCIALE
05/11/2008  Lascia un commento
Più sudditi che cittadini
di Catia Caponero

Più un suddito che una cittadina. E’ così che mi sento, ogni giorno di più.
Dal livello locale a quello nazionale gli spazi di partecipazione democratica sono sempre più ridotti. Con a capo del Governo l’uomo più ricco e più potente d’Italia, in conflitto d’interessi, plurinquisito e con il monopolio dei mezzi di informazione; con l’abolizione delle preferenze nelle votazioni; con i mass media sempre più controllati e la dichiarata intenzione del Governo di intervenire sull’azione investigativa della Magistratura, non so quanto si possa parlare di Democrazia.
A settembre l’Internazionale ha pubblicato l’articolo di un giornalista tedesco, da 20 anni in Italia come corrispondente di molte delle reti televisive del suo paese.
L’articolo si intitola Un paese sottomesso. Ne riporto alcuni stralci:

«mai, negli ultimi venti anni, avevo sentito parlare così poco di politica.
Il paese sembra pronto a sottomettersi al padrone, a riconoscere che il dissenso è un crimine sociale, permettere che le regole del gioco democratico esalino l’ultimo respiro.

La massa dei cittadini di questo paese ha rinunciato spontaneamente ai propri diritti.
Ha perso fiducia nella partecipazione democratica, nella capacità di contribuire a plasmare la società. Le elezioni non sono altro che un auditel politico perché i candidati sono sempre espressione dei clientelismi dei direttivi.

Che il principale partito d’opposizione si basi su regole di democrazia interna che in qualsiasi altro paese o esporrebbero a critiche severe è un problema di cui nessuno sembra rendersi conto.

Perché con la democrazia succede proprio questo: quando se ne va all’inizio è difficile accorgersene come insegna la storia del Novecento. A questo punto chiedo scusa ai lettori italiani ma devo spiegare che cosa sono i Congressi elettorali in Germania.
Sono quei meeting in cui,con votazione a scrutinio segreto, vengono scelti i singoli candidati delle liste elettorali dei partiti, di tutti i partiti. Se mai un partito tedesco trasgredisse questa regola probabilmente verrebbe sciolto.»
Udo Gumpel - Un paese sottomesso Udo Gumpel - Un paese sottomesso
Se il nostro è un paese sottomesso le vicende di queste ultime settimane dicono di più e sottolineano quanto sia piccolo il nostro potere di Cittadini. Due esempi: la vicenda Alitalia ed il tracollo finanziario.
Alitalia
La vicenda Alitalia, ed il funzionamento delle altre grandi aziende a partecipazione pubblica, ha svelato l’entità dello sperpero di denaro pubblico, la quantità di soldi nostri che servono in modo improduttivo a mantenere una casta di privilegiati ed un sottobosco clientelare. La distanza tra una casta di privilegiati e noi comuni mortali, il Paese reale che lavora , produce, fa sacrifici.

Un esempio nella storia di due persone reali: Dante de Angelis e Giancarlo Cimoli

Dante de Angelis, macchinista delle Ferrovie è stato licenziato il 14 agosto per aver espresso la sua opinione alla Stampa in merito ai due incidenti ferroviari di luglio quando due Eurostar si sono spezzati. Colpa di una disattenzione dei macchinisti secondo i vertici di Trenitalia. De Angelis, che è rappresentante dei lavoratori per la scurezza ha sottolineato che, al di là del sempre possibile errore umano, vi è un serio problema di manutenzione ed usura dei treni. E’ stato licenziato per comportamento anti aziendale.
Era già stato licenziato nel 2006 , sempre per gli stessi motivi, e poi reintegrato al lavoro dopo sette mesi senza stipendio. Intanto, mentre Dante viene nuovamente licenziato, un altro treno, il terzo in un mese si è spezzato in due. Un merci in una galleria vicino a Salerno.

Giancarlo Cimoli è uno dei manager che in questi anni ha diretto alcune delle grandi Imprese pubbliche del Paese come è appunto Trenitalia. Sono imprese pubbliche e quindi il Consiglio di Amministrazione lo paghiamo tutti noi. Quanto?
Giancarlo Cimoli nel 2003 diventa Amministratore delegato delle ferrovie dello Stato e gli stipuliamo un contratto che prevede uno stipendio di 2 milioni e settecentonovantamila euro all’anno. Il contratto prevede inoltre il così detto premio di ingresso (in sostanza quanti soldi avrai andando via indipendentemente dal risultato) che per Cimoli è di 6 milioni di euro. A fine mandato, nel 2006 Cimoli incassa i sei milioni di euro e passa a dirigere Alitalia.
La compagnia è in difficoltà ed il grande Manager si impegna a risanare i conti. Quello che è successo in due anni lo sappiamo tutti: Alitalia è in liquidazione e perde un sacco di soldi (pubblici). Intanto a Cimoli abbiamo pagato 190.000 euro al mese ed una liquidazione , indipendentemente dai risultati, di 8 milioni di euro.
I giornalisti di Report hanno fatto qualche paragone; l’Amministratore Delegato di Air France è pagato 30.000 euro al mese e quello della Compagnia aerea britannica 60.000 e sono Compagnie così in attivo da aver proposto di acquistare Alitalia.
Noi paghiamo 190.000 euro e 8 milioni di buonuscita!

Ma come è possibile essere arrivati a questo punto?

Il tracollo finanziario
Dobbiamo prendere atto che l’attuale sistema finanziario, soprattutto dopo la svolta di completa deregulation voluta da Bush e dalla Thatcher, è un sistema di rapina che concentra immense ricchezze in mano a pochi, impoverisce tutti gli altri e blocca la democrazia. Non lo dico io, lo dice Joseph Stiglitz in un articolo intitolato "Bassa Finanza".
E’ docente alla Columbia University di New York, premio Nobel per l’economia nel 2001, ed è probabile che parli con cognizione di causa.
Bassa Finanza
Joseph Stiglitz - The Nation - Stati Uniti:
«Quando il segretario del tesoro Henry Paulson ha annunziato il suo piano per salvare le banche comprando i loro mutui spazzatura sono stati in molti a stappare lo champagne. Nessuno aveva intenzione di accollarsi i mutui spazzatura al prezzo stabilito dai venditori, così le banche hanno trovato il pollo a cui rifilarli: il contribuente americano. L’obiettivo di Paulson non dovrebbe essere di proteggere gli azionisti delle banche, né chi ha agevolato i prestiti a rischio. Perché non prevedere anche misure per aiutare quei milioni di americani che stanno perdendo la casa? Perché non fare una riforma della legge fallimentare che aiuti gli americani a ottenere svalutazioni dei mutui stipulati su proprietà immobiliari sopravvalutate? Ancora una volta il governo statunitense punta una pistola alla testa dei cittadini e non offre alternative.»
Perché regaliamo soldi ai ricchi
George Monbiot - The Gurdian - Gran Bretagna:
«La proposta che il governo degli Stati Uniti compri i mutui a rischio di insolvenza è socialismo finanziario, ma non c’è nulla di nuovo: il welfare alle imprese è da sempre una caratteristica del capitalismo avanzato. Nel rapporto redatto da Stephen Slivinski si calcola che il governo federale ha speso 92 miliardi di dollari in sussidi alle imprese gran parte dei quali vanno alle grandi corporazioni. ( Obama ha sottolineato che le industrie petrolifere ricevono dai 20 ai 40 milioni di dollari di sussidi in sgravi fiscali !) I deputati e senatori che inveiscono contro questo socialismo finanziario, se vogliono farsi eleggere hanno bisogno delle aziende che loro stessi sovvenzionano.

Ogni volta che un parlamentare ha tentato di riportare sotto controllo le banche e gli istituti che erogavano mutui, è stato bloccato proprio dai soldi delle banche versati ai suoi colleghi. Il denaro speso da queste imprese serve a pagare la socializzazione dei rischi finanziari che ora il governo scarica sui contribuenti dopo aver più volte evitato di adottare le regole necessarie per disciplinare il settore. I governi europei non sono migliori. Il libero mercato in cui dicono di credere è un imbroglio.
Esattamente come negli Stati Uniti, anche in Europa gli alti dirigenti di industrie, di grandi imprese agricole, di imprese petrolifere e di banche intercettano i soldi che il governo ha estratto dalle tasche di persone molto più povere di loro. I contribuenti di tutti i paesi dovrebbero chiedersi: ma perché diavolo dobbiamo finanziarli?»
In definitiva non c’è nessuna regola se non quella del più forte.
Non c’è nessuna tutela se non quella degli interessi forti. Le Istituzioni che avrebbero dovuto controllare non solo non lo hanno fatto ma sono entrate direttamente nella rapina.
La regola del cosidetto "libero mercato" è privatizzare gli utili e socializzare le perdite.

Mi sembrano chiare due cose: il modello di governo delle democrazie occidentali ha bisogno di profondi cambiamenti e il liberismo rampante che ha dominato la cultura dagli anni ottanta (quello di Bush e della Thatcher, di Craxi e Berlusconi, quello in cui ha creduto una parte della sinistra) porta alla catastrofe che oggi registriamo.

Ci troviamo su una linea di frattura e per questo è così difficile orientarsi. Sarà possibile cambiare?

In Italia moltissime persone sentono di non avere una rappresentanza istituzionale.
Non si sentono rappresentate dentro le istituzioni.

Gli spazi per un rinnovamento democratico sono ridottissimi. Le candidature sono decise dalle segreterie di partito, le liste sono bloccate e gli spazi di informazione indipendente e pluralista sono pochissimi.

Abbiamo bisogno di una nuova classe politica, è urgente, improrogabile.
Bisogna trovare il coraggio di farlo.

Catia Caponero
Associazione Città Plurale
 
 
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