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MATERA
26/06/2007  Lascia un commento
Appello per Spine Bianche
Dopo Serra Venerdì, anche il quartiere Spine Bianche a Matera sta per subire lo stesso fenomeno, tutto materano, di costruzione di balconi che aggettano dai corpi edilizi originari che furono progettati negli anni ’50 da importanti nomi dell’architettura nazionale.
Il fenomeno dei balconi si accompagna, per la verità, a quello delle pergole in legno e dei lavatoi che da qualche anno sta deturpando, a ritmi serrati, l’edilizia cittadina, alimentando la tendenza che tutto è possibile contro ogni buona regola di decoro urbano.
I nostri quartieri, Spine Bianche in particolare, sono considerati, dalla cultura architettonica italiana, tra i più interessanti nel panorama dell’edilizia popolare nazionale perché custodiscono tali e tante informazioni di carattere storico, urbanistico e architettonico che ancora oggi costituiscono oggetto di studio continuo da parte di architetti e scuole di architettura.
La stessa facoltà di ingegneria di Matera li ha adottati come riferimenti paradigmatici di ricerca e approfondimento storico-critico. Indagini della stessa Università hanno evidenziato che effettivamente esiste una forte richiesta/esigenza degli abitanti di Spine Bianche di nuovi balconi per estendere all’esterno il proprio spazio abitativo ritenuto appena sufficiente.
Questa richiesta, già espressa dai residenti nel 1993, fu inoltrata dall’Amministrazione dell’epoca al prof. Carlo Aymonino, uno dei progettisti ancora in vita del quartiere, il quale pur esitante, inviò al Sindaco una lettera e uno schizzo di possibile soluzione del problema.
Suggeriva di realizzare balconi come fossero delle protesi attaccate al corpo originario: balconi, sorretti da una struttura metallica esterna, tali che apparissero in maniera evidente come aggiunte posticce, lasciando inalterata e altrettanto evidente la lettura dei caratteri architettonici originari degli edifici.
In una intervista rilasciata nel maggio 2003 alla rivista degli architetti SITI lo stesso Aymonino aggiungeva preoccupato: "non mi spaventa di certo la possibilità di una ibridazione, anche sul piano del linguaggio, di un’architettura contemporanea. Ma bisogna essere chiari fino in fondo su un concetto, che ha poi delle conseguenze molto evidenti sulla procedura da seguire: nulla di serio può essere fatto senza un progetto unitario, ossia, senza un esame critico e un esercizio progettuale unitario fatto da un architetto che si assuma tutte le responsabilità del caso per l’intero quartiere. Poi bisognerà mettere in campo un’onesta capacità critica per valutare l’opportunità di fare. Guai se si lasciano liberi i singoli di manipolare le strutture edilizie a loro piacimento. Io sono già passato da questa esperienza (Foggia) con risultati catastrofici. Ossia, con la perdita di identità del pezzo di architettura costruita".
Risulta che nel 2006 il Comune di Matera sulla scorta di queste raccomandazioni abbia provveduto a redigere un quaderno di possibili soluzioni compatibili. Ma alla prova dei fatti ciò che si sta realizzando, sono balconi in cemento armato che aggettano direttamente dalla struttura degli edifici, quasi appartengano alla struttura originaria, cancellando la geometria e il rigore architettonico delle facciate, mistificandone l’originalità e il disegno d’insieme.
La questione non va ridotta alla contesa tra giuste esigenze dei residenti e capricci intellettuali degli architetti, ma va incoraggiata, soprattutto tra gli abitanti del quartiere, una sana campagna di conoscenza e consapevolezza del valore storico, documentale e architettonico del bene che essi custodiscono.
Di qui un appello al Sindaco e ai nuovi amministratori, perché blocchino urgentemente il rilascio delle autorizzazioni e aprano un dialogo con i residenti per trovare la migliore soluzione, e intanto attivino le previste opere di riqualificazione dell’intero quartiere e ove possibile, appongano una targa che riporti la planimetria con il nome dei vari progettisti degli edifici e alcune notizie storiche del quartiere.
Soltanto conoscendo sarà possibile tutelare.

Matera 25 giugno 2006

Luigi Acito architetto
Piergiorgio Corazza ingegnere
Renato D’Onofrio architetto
Nicola Filazzola artista
Renato Lamacchia architetto
Raffaele Panella architetto
Amerigo Restucci architetto
 
 
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