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Turismo 27/04/2024
Federico Valicenti
Leggendo un breve comunicato stampa di un politico regionalocale, dove inneggia ad Arisa come immagine da esportare alla BIT a Milano e chissà dove altro ancora, un leggero turbinìo mi fa oscillare. Ma per fortuna viene in mio aiuto, onde superare lo stordimento mentale ricevuto alla lettura di quelle poche righe pesanti come macigno, un aforisma: Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi! ( B.Brecht).

E subito immagino di quanta povertà culturale debba soffrire una Regione che ha bisogno di una cantante "leggera" per farsi notare. No, non voglio parlare male di ARISA, che ha tutta la mia stima e simpatia per aver tagliato il traguardo che chissà quante notti ha sognato. Ma a leggere le dichiarazioni di Tizio, Caio o Sempronio, che parte trasversale del politically no correct voglia cavalcare il successo di questa giovane ragazza per meri interessi personali, di visibilità, arrivando a promuovere la figura di ARISA per pubblicizzare il made in Lucany, mi vengono i brividi e ancor di più, dopo aver letto l’ultima, forse la penultima o addirittura senza una fine, dichiarazione di stima per la cantante da parte di politici/ politicanti regionalpopolari di mera estrazione lacolg, il cui motto è "pensa localmente per agire globalmente" (sigh!).

Ciò accade in una Regione come la nostra Basilicata , in cui si afferma di tutto e il contrario di tutto, in cui la definizione glocal viene dettata all’incontrario, in cui una classe politica di media trasversalità, sicuramente a corto di idee e di stimoli, incorona come icona della propria terra una cantante “leggera” per affermare la propria identità. Una Basilicata dove cantanti “pesanti” come Mango, attori eclettici e "pesanti" come Papaleo, Santamaria, Pesce e altri vengono considerati non profeti in patria; una Regione che si innamora e fa propria la leggerezza di una canzonetta, che vuol cercare di trasferire all’esterno un’immagine degna di spot alla mulino bianco, dove vige semplicità e candore; una Basilicata che attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi esponenti sembra quasi voler cancellare gli "sforzi" dell’APT e far diventare testimonial o incoronare direttrice questa ragazza vincitrice di Sanremo.

Una Basilicata che elegge ad eroe regionale (per fortuna solo regionale) una canzonetta, penso proprio che stia messa male. Non me ne voglia il mio amico sindaco di Pignola Ignazio Petrone, non voglio togliere nulla alla nostra ARISA, anzi, onore per noi tutti, ma non carichiamola di oneri che appartengono ad altri.

Coloro che la innalzano ad icona oggi, potrebbero buttarla in discarica domani. ARISA sicuramente non ha cantato la sua canzone pensando a Pignola o alla Basilicata, ma cercando di unire l’Italia sotto un motivetto orecchiabile, da fischiettare sotto la doccia, per vendere dischi con la sua semplicità; oltretutto è il suo lavoro, quello che ha scelto, quello che ha coltivato per anni, la sua ambizione, la sua professionalità che giustamente ha ricevuto il plauso che desiderava, agognava, meritava.

ARISA, acronimo delle iniziali dei nomi di famiglia, dicono di lei: Rosalba Pippa, nome d’arte Arisa, ha 26 anni ed è nata a Genova, ha vissuto a Potenza e ora vive a Roma, partecipa di diritto al Festival di Sanremo 2009 essendo una delle due vincitrici di SanremoLab, il concorso promosso dal Comune di Sanremo. Arisa, ragazza molto timida, ha frequentato il Cet di Mogol. "Molto del carattere di una persona dipende dall’ambiente in cui è cresciuta, e Arisa è cresciuta in Basilicata. E’ una terra sconosciuta come lo sono i suoi abitanti, isolata tra i monti, neanche troppo alti, dell’Appennino meridionale, ricoperta di boschi e sterminati campi di grano. Il popolo lucano è abituato a stare in disparte, in un piccolo mondo fatto ancora di cose semplici, in cui l’umiltà e il duro lavoro restano i valori fondanti della società. E’ un mondo senza tempo. Arisa esprime profondamente l’essenza dei lucani e della Lucania. Per fortuna o per sfortuna (dipende dai punti di vista) lei è proprio così come appare. Perchè così apparentemente fuori posto ci sentiamo noi lucani....non è una questione di insicurezza. E’ solo il bagaglio culturale che ci portiamo dietro, quella solitudine geografica che si rispecchia nel nostro modus vivendi."

Tratto da  i-italy.org. prima pagina -

Sbagliando interpretazione ribadisco io, tutti ci vogliono, come chi comanda ha voluto che diventassimo: sfuggevoli, asociali, piagnoni, fatalisti, pieni di sudditanza psicologica, culturale, economica, sociale…… Da brivido!
Penso con sincerità, mi auguro che non sia cosi!

Affettuosamente, un lucano diverso
Federico Valicenti
 
Riferimenti >> pagina i-italy.org
     
 
 
 
 
   
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