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Osservatorio Beni Culturali 19/04/2024
Il Ministro agli Affari Culturali dell’Ambasciata di Spagna, Joaquin Manrique Major, ha mantenuto l’impegno espresso durante il Convegno Internazionale di Studi Italia-Spagna, tenutosi presso l’Ateneo di Bari il 9 giugno.
E’ venuto a Laterza il 18 luglio con la consorte Maria Cosè, in forma privata, accompagnati dal dottor Pasquale Perrone, guida per i Sassi di Matera ed oriundo laertino, per gustare in anteprima alcune bellezze di Laterza e poi programmare l’incontro ufficiale con le autorità civili e religiose del paese.
La visita al Palazzo Marchesale in restauro e pertanto fruibile solo in parte, ha motivato il discorrere sul nobile spagnolo Antonio Perez Navarrete, Cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, divenuto l’ottavo marchese di Laterza nel 1655 per aver sposato Ippolita Albertini d’Azzia, che portò il feudo laertino in dote.

Ha stupito la maestosità del palazzo, un tempo di forma quadrata e poi ampliato dal 1746 in poi dai Perez Navarrete con nuovi appartamenti sul lato Nord-Est e verso Tramontana. Un magazzino fu ricavato nel 1754 all’interno della cavallerizza all’ala Ovest. Piloni in pietra viva, estratta dalle cave del territorio di Vallata in provincia di Avellino, furono trasportati nel palazzo per posture olearie. Fu scavato un nuovo trappeto e un sotterraneo per conservare vino.

Ingenti i lavori di restauro e di ampliamenti fatti eseguire da Antonio, vicario e fratello di Francesco Perez Navarrete (1721-1771),undicesimo marchese di Laterza, impegnato nella politica della capitale, essendo aggregato al Seggio di Porto. Queste notizie ce le consegna il Libro Mastro dei pagamenti: documenti facenti parte delle carte dell’Archivio Familiare Perez Navarrete, depositati nel 1992 nell’Archivio di Stato di Taranto. Si attende la catalogazione e la traduzione dallo spagnolo in lingua italiana di tale documentazione, perché lo studio permetta la conoscenza di molti lati oscuri dell’antichità.
Il gigantesco affresco di Sant’Anna, che si estende in controfacciata Nord, ha catturato l’attenzione degli ospiti, suscitando stupefazione per la maestosità, ma anche per la pregevolezza dell’opera. Si estende su tre registri. Il primo, più in alto, raffigura la classica scena di Sant’Anna su uno sfondo architettonico in prospettiva. Sul registro inferiore, a sinistra, è rappresentata l’arma dei marchesi Perez Navarrete accoltellata all’aquila imperiale; a destra lo stemma dell’Università di Laterza.

Il terzo registro contiene iscrizioni devozionali e la dedica alla Santa, invocata per “ritorcere” dal castello le insidie del demonio e rendere sicura Laterza. La sua scelta esprime la devozione della casata, ma è anche un dono, segno di considerazione, che il nono marchese di Laterza, Nicolò Perez Navarrete volle esprimere alla sua sposa il giorno delle nozze che si tennero nel 1698.
A pochi metri dal Palazzo Marchesale la cinquecentesca Spezieria, in via Mesola numero 2, ha offerto la visione dello Stemmario dei Borbone, affrescato sulla facciata esterna tra interessanti cornici e protomi antropomorfe, scolpite dall’abile mano degli scalpellini laertini.
Il Ministro Joaquine Manrique e la consorte Maria Cosè si sono soffermati a guardare attentamente e con ammirazione, riconoscendole, le armi delle antiche casate spagnole: i fiordalisi dei Borbone, l’arma dei Medici di Firenze (arma dell’alleanza: due donne Medici erano state regine di Francia per aver sposato dei Borbone), quella del regno di Castiglia, del regno di Aragona e gli stemmi dei domini minori (Cipro, Gerusalemme, Navarra).

Gli ospiti hanno riconosciuto anche i collari dei principali Ordini Borbonici Europei accollati al grande stemmario tra i quali hanno evidenziato il Supremo Ordine del Toson d’Oro, il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, l’Ordine di Carlo III.
Si è considerata l’unicità, per il Sud d’Italia, di questa Spezieria, che si è conservata integra nella sua struttura architettonica e pittorica e la necessità di un immediato restauro per bloccare l’edacità del tempo. Un rogito del 1664, pubblicato per la prima volta nel mio volume "La memoria ritrovata. Stutture e attività sanitarie a Laterza nei secoli XVI_XIX", elenca i vasi apotecari, gli strumenti per la lavorazione delle erbe officinali, quali alambicchi e storte e i titoli di 24 libri di consultazione per lo speziale ivi presenti. Si tratta di libri manoscritti e a stampa di autori importanti per l’epoca, come Pietro Andrea Matteoli, Giuseppe Donzelli seguace di Paracelso.

L’Antidotario tradotto da Ippolito Ceccarelli era utilizzato dagli speziali per la confezione dei medicamenti. Vi era un ricettario di Galeno, medico ellenista ed anche un libro dei semplici del medico arabo Mesuè il Giovane; presenti anche le opere di Giovanni Paolo Spinelli di Giovinazzo e le Osservazioni di Girolamo Calestani, i Segreti medicinali di Isabella Cortese e di don Alessio. Naturalmente l’interesse degli ospiti è stato più vivo, oltre che per il medico arabo, anche per i libri del medico spagnolo Giovanni Battista Zapata che operò a Roma nella seconda metà del 500 e scrisse “I Meravigliosi segreti di medicina e chirurgia”.

Il Ministro Joaquin ha considerato la grande apertura culurale degli speziali di Laterza e gli interessi scientifici confermati dalla consistente presenza nella Spezieria di libri scritti da medici di alto livello : il feudo di Laterza nell’anno 1664 apparteneva allo spagnolo, il cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, marchese Antonio Perez Navarrete: ciò lo ha reso orgoglioso.
Il magico paese di Laterza ha suscitato maggior godimento negli eccezionali ospiti quando essi si sono immessi nella famosa “Cantina Spagnola”. L’esplorazione dell’ipogeo si è trasformata in un vero “convivium” culturale in cui i banconi tufacei con tracce degli antichi affreschi si sono trasformati in sedili per gli ospiti, che non hanno staccato lo sguardo dalle fantasmagoriche figure in costume spagnolo e dai pochi altorilievi, resti, ohimè, di vandaliche scalpellature, effettuate negli anni ’50.

Si è gustato in un silenzio arcano l’incanto degli affreschi che nella loro dualità tematica costituiscono la “sacra commixtio”. Si è esclusa l’ipotesi che si tratti di postazione per arruolamento di soldati mercenari. I committenti di tali tesori hanno impegnato una somma consistente data la quantità e l’imponenza delle figure che decorano tutte le pareti dell’ipogeo. Ci si è intrattenuti a discorrere su quale funzione didascalica abbia potuto avere l’apparato di raggruppamenti di immagini religiose e di immagini cavalleresche.

E’ prevalsa la considerazione che la “Cantina Spagnola” con i suoi rebis, espressi da raffigurazioni di immagini androgine, possa essere stata “sala tempio” della consorteria dell’Ordine Cavalleresco dell’Alcantara a cui apparteneva il marchese Perez Navarrete. Il linguaggio attribuito alle composizioni sceniche manifesta allegoria alchemica ed esoterica.
La documentazione inedita dell’Archivio Familiare Perez Navarrete ci aiuterà a svelare il mistero dell’ipogeo, insieme ai documenti presenti negli Archivi della Spagna da cui provenivano i membri di questa nobile casata, documenti finora ignorati per scarsa consideratezza, ma che attendono di essere esaminati con cura, perché si possano mettere in luce aspetti positivi del Viceregno Spagnolo.

Le piccole comunità, ignorate finora, hanno scritto anch’esse pagine importanti di storia, pur rimanendo nelle retrovie. Una serata trascorsa all’insegna dell’arte e della cultura ha ammaliato il Ministro Joaquin Manrique Major e la gentile sposa Maria Cosè. Laterza ha un patrimonio documentario ricco di molti dati e notizie, di strutture architettoniche e pittoriche di influenza spagnola, tali da invogliare il Ministro a ritornare, fra alcuni mesi, in questo spettacolare paese e naturalmente in via ufficiale.

Si riallacceranno i rapporti interrotti con la legge dell’eversione della feudalità emessa il 2 luglio del 1806, rapporti che saranno forieri di reciproca crescita sociale e culturale e si spera anche economica dei due paesi mediterranei: Logrogno, luogo di nascita dei Perez Navarrete e Laterza che li ha ospitati per ben 251 anni.

Ai nostri figli e nipoti consegnamo le ragioni storiche e le radici culturali che sono certezze e principi fondamentali per costruire un solido futuro.

Raffaella Bongermino
     
 
 
 
 
   
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