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Ambiente 29/03/2024
Pietro Dommarco Presidente della OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista

A parte qualche nota stonata, non mi sembra di aver letto per agenzie e quotidiani, alcuna risposta decisa e concreta all’ultimo discorso del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo. Le parole del Governatore "texano" risuonano come l’ennesima beffa che siamo costretti a subire, nella complicità generale di un Consiglio Regionale a dir poco tragicomico. Sembra essere ritornati ai tempi della "propaganda utopica dell’isola felice", condita da convinzioni politiche, da un verbo che non trova nessun riscontro nella società reale, oltre che dal tentativo di far passare, sul piano collettivo, l’unicità di questo pensiero.

Puri esercizi di retorica pre-elettorale quelli che il presidente - citando Camus, latinismi vari ed evangelisti annessi - ha deciso di sperimentare qualche giorno fa. Va, certamente, riconosciuta l’ottima capacità dialettica di fondo, in puro stile politichese, ed il rinvigorito rombo della macchina mediatica istituzionale, che ha ripreso a ruggire dopo la battuta d’arresto registrata durante il servizio televisivo di Ambiente Italia, seguito da un silenzio meditativo.
L’esercito dei pompieri
Quello che è venuto dopo, e al quale stiamo assistendo tutt’oggi, è ben più grave. Partendo dalla famosa conferenza stampa sulla vicenda monitoraggi, dove si è scoperto che l’ansia e soltanto l’ansia e lo stress per un lavoro che non c’è provocano tumori, innalzando la nostra media nazionale, si giunge alla solita parata dell’esercito dei “pompieri”, che tra un comunicato ed una dichiarazione gettano acqua su una vicenda che scotta, e scotta per davvero. Il comune denominatore è stata la strategia del tutt’apposto, imbastita come una vera e propria parabola. Gli "amici del presidente" non hanno battuto ciglio.

Hanno altresì apprezzato - senza stupore e giubilo - la lezione di democrazia, di economia, di sociologia impartitaci. Le opposizioni di sinistra hanno avallato con diplomazia, quelle di destra - abituati alla peggiore delle accezioni berlusconiane - non hanno certo confutato la teoria del "se qualcosa va male, non è colpa nostra, è colpa delle condizioni esterne".
Parole testuali: "Sappiamo che il tempo in cui abbiamo agito non è stato dei più facili".

Per usare Camus è stato un tempo di resistenza vissuto quasi ad oltranza. Un tempo in cui la Basilicata ha dovuto affrontare le prove più severe e quelle più urgenti alla sua determinazione di futuro provando a non cedere nulla sul campo delle sue aspirazioni di sviluppo. Di analogo tono le recenti citazioni del presidente della Regione "colpita al cuore delle sue ambizioni più forti da crisi globali e durature, esposta ai rischi di una gravissima recessione economica e sociale, attraversata da un incredibile carico mediatico d’inchieste giudiziarie, la Basilicata non si è arresa al gioco infelice e ingiusto del destino."
L’esercito dei manovali
Si parla di "carico mediatico d’inchieste giudiziarie" e delle "aspirazioni di sviluppo".
Già, le inchieste giudiziarie, quelle che hanno portato al blocco delle attività della Total in Basilicata, che ha segnato un’ipoteca centennale con la realizzazione del secondo Centro Oli lucano, a Corleto Perticara.

La risposta a questa notizia è stata data, in unanime sintonia, dall’esercito dei manovali, quelli che intervengono quando si rischia di ricevere schiaffoni dall’opinione pubblica: un’altra pagina amara del teatrino della politica lucana, una commedia del do ut des con la richiesta continua di "royalty" come compensazione alla devastazione di un territorio, la preoccupazione per un’economia locale che potrebbe accusarne i colpi.

C’è solo questo nel pensiero comune dei nostri sindaci: quelli del silenzio-assenso e quelli dell’assenso. C’è la preoccupazione di perdere le briciole, di non poter più promettere posti di lavoro o appaltare qualche strada, di non poter più dire di aver dato nuove opportunità ai giovani che trovano fortuna altrove. Il discorso del presidente Vito De Filippo, pensato nel tentativo di ridare fiducia alle comunità, si è rivelato un amplificatore per la nostra pochezza.

Degrado culturale che si rivela tale anche quando si parla degli effetti di quegli accordi con le compagnie petrolifere, che hanno permesso di finanziare "azioni significative al tessuto regionale delle imprese, delle giovani generazioni, della ricerca e dei territori".

E’ strano, ma la tanto decantata "Basilicata diversa" non si vede. Delle azioni del presidente non c’è traccia. La Basilicata di tanti giovani e donne non passa per il voto utile, per il clientelismo, per la demonizzazione delle opposizioni civili, per le apparenze, per le leggi di facciata, per la finta trasparenza, per le omissioni.
La parabola del tutt’apposto
La "parabola del tutt’apposto" annunciata dal presidente della Regione, se da un lato prevede un cambiamento nell’uso di alcuni termini, come ad esempio la parola “parco”, che viene associata soltanto ad "energia", dall’altro rappresenta il sostegno filosofico a chi, come l’Arpab, nel recente convegno organizzato a Viggiano, parla di situazioni ambientali nella norma, di rilevazioni d’eccellenza, di meccanismo di monitoraggi che funziona alla perfezione e che addirittura sarà intensificato.

Il problema è che i dati non ci sono.
Ma com’è possibile instaurare l’invocato rapporto di fiducia con le istituzioni se mancano i termini di confronto?

Pietro Dommarco
Presidente della OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista
     
 
 
 
 
   
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