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Ambiente 19/04/2024
OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista

Con l’inizio del nuovo anno e mentre la Basilicata diventa nei piani delle compagnie e del governatore “hub petrolifero”” e snodo energetico strategico d’Italia e d’Europa con pozzi, centri oli,gasdotti, oleodotti e campi di stoccaggio est-asiatici, la OLA invita i cittadini a rileggere e riflettere sulla serie impressionante di incidenti petroliferi verificatisi negli anni compresi dal 1996 al 2008 durante l’estrazione e il trasporto del greggio. Molti incidenti risultano purtroppo non denunciati e per quelli noti sono in gran parte assenti relazioni ufficiali che dettagliano le cause, la tipologia dell’inquinamento, le sostanze immesse sul suolo, nell’aria, nell’acqua e nei prodotti agricoli e zootecnici esposti a tali sostanze.

La OLA evidenzia come da oltre dieci anni sia assente in Val d’Agri la rete di monitoraggio prevista dall’accordo ENI – Regione, che rilevi in continuo tutti gli inquinanti (ivi compresi IPA, COV, Benzene, H2S – Idrogeno Solforato,etc). Così come sono assenti Piani di emergenza ed evacuazione conosciuti dai cittadini e previsti dalle normative vigenti.

Il maggior numero di incidenti hanno riguardato le cisterne adibite al trasporto del petrolio estratto in val d’Agri. Con l’entrata in funzione, nell’ottobre del 2001, dell’oleodotto Viggiano-Taranto, il petrolio trattato presso il Centro Oli di Viggiano viene in parte immesso nello stesso e in parte trasportato ancora su gomma verso Taranto o dai pozzi di petrolio al Centro Oli. Non sono per il momento noti episodi di rotture alle condotte degli oleodotti con conseguenti fuoriuscite di greggio. Queste ultime secondo stime di probabilità si verificheranno con il trascorrere degli anni. In Val d’Agri il rischio più elevato è rappresentato dalla vicinanza delle condotte del trasporto del greggio con fiumi, sorgenti, invasi ed aziende agricole. Per i tubi degli oleodotti, a differenza dei pozzi, non è stata prevista alcun azione di smantellamento dopo la fase di produzione dei pozzi.

Per le brevi sintesi sugli incidenti di seguito elencati ci si è serviti di testimonianze dirette, della cronaca riportata dai giornali locali, delle segnalazioni di organi ufficiali e dei resoconti stilati da associazioni di volontariato, comitati ed associazioni dei cittadini. Questa banca dati “OLAWATCH” inserita sul sito della OLA www.olambientalista.it è a disposizione di quanti vorranno integrarla ed aggiornarla per offrire un quadro più esauriente della situazione per sollecitare non solo la sensibilità dei cittadini che subiscono gli effetti di queste attività ma richiamare a responsabilità coloro si prestano a far passare gli incidenti in “effetti collaterali”, mitigati e svuotati, solo apparentemente, della responsabilità civile del danno causato.

Alcuni Incidenti durante il trasporto del greggio
29 Novembre 1996
Sul raccordo autostradale Potenza-Sicignano, una autocisterna sfonda la barriera di protezione del viadotto Perolla e precipita in fondo alla scarpata sottostante esplodendo. Il calore delle fiamme danneggia il viadotto della carreggiata nord, che viene prima chiuso al traffico e poi demolito: sarà ricostruito e riaperto al traffico il 3 giugno 1998.

18 Settembre 1999
Il Gruppo di minoranza di Viggiano denuncia possibili cedimenti della “camiciatura” del pozzo di reinezione “Costa Molina 2” che non garantirebbe l’impermeabilità e la tenuta con pericolo di inquinamento delle falde idriche

21 Gennaio 2000
Collisione tra due cisterne, precisamente tra un autoarticolato ed un autotreno con rimorchio, carico di petrolio greggio ( che doveva essere trasportato dal centro olio di Viggiano a Taranto per essere raffinato). Ciò ha comportato il ribaltamento dell’autotreno per la rottura dell’asse posteriore sinistro del rimorchio carico nella sottostante scarpata con perdite consistenti di petrolio (circa 27.000 litri secondo dati ENI) che cosi si riversava sul sottostante terreno. Ciò è avvenuto in località San Martino a Viggiano. In conseguenza dell’urto ha perso la vita il conducente dell’autotreno mentre l’altro resta gravemente ferito.e viene inquinato il Torrente “Fosso delle Fornaci”, un abbeveratoio ed alcuni fondi agricoli che presentano l’acqua dei pozzi inquinata da greggio. L’ENI rigetta sull’accaduto le proprie responsabilità imputandole al Consorzio degli autotrasportatori. A distanza di anni nessuno a pagato i danni ai cittadini.
 
Febbraio 2000
Il sindaco di Montemurro chiede di conoscere se vengano smaltite nel pozzo Costa Molina 2 scorie petrolifere altamente inquinanti e se tali operazioni siano state autorizzate, considerati i rischi di inquinamento. I fanghi di perforazione continuano ad essere smaltiti anche presso le due piattaforme della Semataf a Guardia Perticara e dell’Eco-Geo-Drilling a Paterno di cui non se ne conoscono i quantitativi.

25 Febbraio 2000
Una cisterna perde 200 litri di greggio nei pressi di Calvello (secondo SOS Lucania il quantitativo è di molto superiore). Il quantitativo di greggio finisce nel torrente "La Terra" che confluisce nel lago della Camastra. L’invaso serve le condotte idriche della città di Potenza e di altre decine di comuni della provincia. Sull’esito dell’incidente le versioni sono divergenti. Per le autorità non si è verificata alcuna contaminazione del fiume mentre le associazioni ambientaliste e Sos Lucania sostengono la tesi opposta. Sulle strade lucane vengono trasportati oltre 10.000 barili di petrolio al giorno.

29 Febbraio 2000
A Sant’Arcangelo un’autobotte piena di petrolio cade da un viadotto e si riversano 30.000 litri di greggio vicino il corso del fiume Agri. L’incidente provoca la chiusura per alcuni giorni della fondovalle dell’Agri. Non vengono forniti i dati sulla contaminazione del sito e gli effetti sull’ambiente.

Febbraio 2000
Il pozzo “Pisticci 9” in Val Basento viene sequestrato dalla Magistratura per presunte violazioni ambientali. Vi sarebbero stati versati liquidi pericolosi e rifiuti tossico-nocivi. Il provvedimento è successivo a quello del pozzo “Grottole 11” nel Comune di Salandra del 1998 presso il quale furono rivenute sostante tossico-nocive sul quale sono stati emessi avvisi di garanzia ai responsabili ENI del Distretto di Ortona, successivamente assolti nonostante l’avvenuto accertamento dell’illecito perpetrato ritenuto di natura “non penale”.

17 marzo 2000
Il Comune di Brienza blocca con ordinanza il transito delle autocisterne del greggio. Sarà la prima di una lunga serie che riguarda il problema dell’attraversamento del centro abitato da parte dei cosiddetti” bisonti” del petrolio che continuano ancora oggi a scorazzare sulle pericolose strade di montagna e nei centri abitati.

12 maggio 2000
Un piccolo agricoltore denuncia ENI e Comune di Corleto Perticara per la realizzazione in località Matinelle - Tempa la Manara per lo smottamento del terreno ove si sta realizzando una postazione petrolifera. Analogamente fanno numerosi cittadini che denunciano danni alle proprie abitazioni ed inquinamento di sorgenti (fonte: SOS Lucania)

12 Settembre 2000
Sulla statale 92, nei pressi di Anzi, un’autobotte si ribalta in una scarpata. Vengono riversati sul suolo circa 32.000 litri di greggio. L’autista provvedeva al trasporto di petrolio dal pozzo "Isca La Canala" di Calvello alla raffineria di Taranto. In seguito all’incidente l’autista è grave e va in coma.

16 Settembre 2000
Un’autocisterna esce di strada sulla statale 598 "Fondovalle dell’Agri" nei pressi di Grumento Nova. Questa volta, fortunatamente, l’autocisterna era vuota in quanto si stava dirigendo al Centro Oli di Viggiano per caricare il petrolio. Il conducente rimane illeso.

4 maggio 2004
Alle ore 19,00 in agro di Abriola, c.da Ponte Marsicano un autobotte per il trasporto del greggio dai pozzi “Cerro Falcone 1 e 2” diretto al Centro Oli di Viggiano si ribalta e finisce fuori della sede stradale riversando un enorme quantità di greggio sui terreni di un azienda agricola.

2 Ottobre 2007
Un’autocisterna si ribalta mentre stava percorrendo la provinciale 54 tra Viggiano e Laurenzana diretta a Taranto. Per un guasto al sistema frenante, il mezzo blocca la sua corsa contro una casa di campagna. Fortunatamente non si sono registrate conseguenze gravi per l’autista e per gli agricoltori della casa di campagna dove è finito l’automezzo. E’ l’ennesimo disastro ambientale come quelli accaduti, a ripetizione, negli anni passati". La situazione appare grave se si valutano le dimensioni del traffico delle cisterne e la qualità delle strade che sono costrette a percorrere: esse si presentano spesso innevate, sterrate, strette, tortuose e piene di buche in aree boscate ed a margine di fiumi, dighe, torrenti e sorgenti.

Incidenti durante l’estrazione e trattamento petrolifero
Gennaio 2001
Alcuni cittadini di Viggiano che abitano nelle vicinanze del Pozzo "Monte Alpi 1 Ovest" riferiscono che a Gennaio del 2001 sono stati spettatori di un incidente al suddetto pozzo. "Abbiamo sentito un rumore fortissimo che ha fatto vibrare i vetri delle case, ci siamo recati nelle vicinanze del pozzo e abbiamo visto del materiale che fuoriusciva da un tubo raggiungendo un’altezza di oltre dieci metri. Abbiamo subito chiamato i vigili del fuoco e i carabinieri. E’ intervenuta anche una squadra di pronto-intervento. Alcuni di noi, dopo un pò, sono stati male accusando mal di testa e vomito". L’incidente non sarebbe mai stato denunciato alle autorità competenti.

17 Marzo 2002
Dalle condotte del centro oli di Viggiano, secondo ENI per errore, vengono scaricati nella notte, mentre imperversava un forte temporale, 3.000 litri di greggio. I quantitativi di greggio per le Associazioni Ambientaliste sarebbero stati migliaia di litri (in proposito esiste una voluminosa documentazione fotografica). Il petrolio si riversa in un bacino naturale per la raccolta delle acque piovane e, in parte, in una vasca del consorzio di Bonifica (utilizzata per l’irrigazione dei campi limitrofi) della Val d’Agri. Il versamento del greggio si è verificato quando – secondo fonti ENI - un addetto alla manovra di alcune valvole ne ha azionata una che invece doveva rimanere chiusa. Riguardo a questo incidente, i cittadini di Viggiano che abitano a 100 metri dal centro olio, riferiscono: " abbiamo sentito un rumore assordante che ha fatto vibrare i vetri e le case, la fiamma di combustione è sembrata quasi spegnersi.. Abbiamo subito chiamato i carabinieri e i vigili del fuoco". La gente del luogo ha riferito che nel laghetto sostavano diversi tipi di uccelli (aironi, folaghe e tuffetti) che dall’avvenuto incidente non vi sono rittornati. L’incidente viene denunciato dall’Associazione Rangers d’Italia che scopre casualmente l’accaduto durante il turno di servizio di vigilanza volontaria. Non vengono forniti dati esaurienti sull’inquinamento provocato nei corpi idrici superficiali, nelle sorgenti e presso il depuratore consortile che è in collegamento con l’impianto di potabilizzazione dell’invaso del Pertusillo. Le misure di sicurezza a seguito dell’incidente vengono emanate dalla Regione solo in data 28 marzo, ovvero dopo 8 giorni.

4 Ottobre 2002
Avviene un grave incidente all’impianto di desolforizzazione del Centro Oli di Viggiano. Il presidente della Regione Basilicata si precipita a Potenza da Roma per firmare in tarda serata del giorno 4 un ordinanza di sospensione dell’attività del Centro Oli. Sono stati immessi nell’atmosfera notevolissimi quantitativi di gas inquinanti e persino mortali. Poche le informazioni diramate dal TG3 regionale che il giorno 6 ottobre usa toni tranquillizzanti, nonostante la vicenda sia gravissima ed ancora oggi rimasta oscura, nonostante le richieste di chiarimenti e denunce da parte dei cittadini e delle Associazioni tra cui SOS Lucania e WWF. Nessuna campagna epidemiologica è stata effettuata, nonostante il blocco dell’attività per grave incidente che riguarda uno stabilimento soggetto alla normativa Seveso. Sconcerta il silenzio degli organi preposti al monitoraggi che forniscono solo alcuni dati parziali e lacunosi. Già con un fax del 27 settembre 2002, criptico ed incomprensibile, Eni comunicava agli uffici competenti una non meglio definita causa di cattivo funzionamento dell’impianto dovuto alla “ necessità dell’adeguamento dei parametri di esercizio dell’impianto SCOT con conseguente dirottamento, saltuario e temporaneo,del flusso della corrente residua SO2 in uscita dall’impianto KLAUS allo stato caldo siglato E19”. Tradotto in parole povere migliaia di chilogrammi di gas tossici e nocivi sono stati immessi direttamente nell’aria molti giorni, senza che il ciclo produttivo venisse fermato il giorno 5 ottobre e senza che scattasse alcun allarme di pericolo per la contaminazione dei cittadini e dell’ambiente. L’ordinanza del Presidente della Regione parla di parametri di inquinamento del 1000% dell’SO2 (ma anche di conseguenza di tutti gli inquinanti) superiore dunque alle normali condizioni di funzionamento. L’ordinanza parla di rischio sanitario per le popolazioni dell’area circostante. Nonostante ciò la Regione revoca l’ordinanza di sospensione dell’attività del Centro Oli il 9 ottobre. Una relazione di dettaglio sulla gravissima vicenda è contenuta sul sito della OLA nell’archivio storico in esso presente di "SOS Lucania". La situazione dei cittadini residenti in prossimità del Centro Oli è oggetto oggi di una denuncia alla Magistratura, tutt’ora pendente. Essa evidenzia come ogni tre giorni l’aria diventi irrespirabile per emissioni tossico-nocive. Per stemperare gli animi la Regione si affida ad una Commissione d’inchiesta sull’affare petrolio in Basilicata che dopo anni non giungerà ad alcun risultato tangibile, mentre continuano a verificarsi “incidenti”.

6 Giugno 2002
Nei pressi di Grumento Nova salta la valvola del condotto del pozzo "Monte Alpi 1 Est" (n.d.r. blow-out). Si ha notizia dell’ incidente solo due giorni dopo, il giorno 8 Giugno 2002. Secondo fonti ENI sarebbero stati 500 i litri di greggio nebulizzati. Per le Associazioni Ambientaliste le quantitatà sarebbero maggiori. Il petrolio uscito a forte pressione, si è nebulizzato ed è stato spinto da un forte vento impregnando una vasta superficie (3 ettari circa) coperta da piante (bosco "Aspro"). Il pozzo " Monte Alpi 1 Est" si trova a circa 1 Km dall’invaso del Pertusillo le cui acque, gestite dall’acquedotto pugliese (oggi Acquedotto Lucano), vengono utilizzate per usi potabili ed irrigui di molti comuni pugliesi e lucani, attualmente ripetutamente esposte al pericolo di inquinamento petrolifero (molti pozzi, oleodotti e impianti petroliferi ricadono lungo i margini dell’invaso). Il pozzo è situato a ridosso del "bosco dell’Aspro" in un’area densamente boscata e con numerose attività agricole presenti nel raggio di qualche chilometro.

21 Novembre 2008
L’episodio viene bollato da ENI come normale funzionamento dell’impianto, ma deve lasciare invece molto preoccupati. Infatti, gli abitanti del posto riferiscono di un forte boato, fiamme alte fino a 40 metri e olio nebulizzato e gas sprigionatosi per diverso tempo dalle torce dell’impianto del Centro Oli di Viggiano. Successivamente l’impianto è stato evacuato ed è intervenuta una squadra d’intervento con maschere antigas. Non è la prima volta che succedono fatti del genere che le fonti informative di parte ENI si ostinano a non definire "incidenti". In proposito sull’episodio la OLA chiede all’Assessore Santochirico di conoscere senza risposta le quantità e le tipologie degli inquinanti che si sono riversati nell’aria, sul suolo e nei bacini idrici e come mai non è stato attuato il Piano di emergenza previsto dalla legge capace di attuare una immediata evacuazione della popolazione residente intorno al centro oli che potrebbe essere stata esposta a massicce dosi di gas venefici che oltre ai parametri misurati annoverano l’idrogeno solforato, i COV (Composti Organici Volatili), il Benzene, gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) che tutt’oggi non vengono resi noti e forse neanche rilevati, nonostante le prescrizioni della VIA per il Centro Oli di Viggiano.

OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista
     
 
 
 
 
   
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