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S. Agostino 28/03/2024
Il progetto presentato in variante al parcheggio dalla Soprintendenza BAP Basilicata che intende realizzare una sala multifunzione interrata riporta sostanzialmente la stessa sagoma dell’edificio che doveva ospitare un parcheggio.
A tutti gli effetti potrebbe essere un parcheggio, in primis la parte superiore, come si evince da una piccola simulazione prodotta che rapporta il luogo com’era ed il luogo dopo le trasformazioni progettate dalla variante.

Nuovo e vecchio progettano, riportano gli stessi ingombri e lo stesso rapporto fra nuova edificazione e preesistenze: non una modifica che evidenzi il rapporto fra l’originario livello della plateola da cui si accedeva alle gripte e le stesse grotte; non una modifica che trasformi il livello di copertura da lastricato in area verde per restituire gli alberi tagliati alla città, oppure quella che era l’antica area permeabile che fronteggiava l’antico sistema ipogeo (Santa Maria della Gratia già san Giuliano), poi la chiesa con convento: aree antistanti, sagrato o plateole, senza le quali le stesse grotte perdevano buona parte della loro funzione e del valore legato all’essenza del vivere in grotta: quell’essenza che è poi la prima forma di aggregazione del vicinato e del pictagio.

Imprimis nel mese di febbraio 1592 si fe l’Istrumento della pigliata del convento di Santo Augustino nella Chiesa di Santa Maria della gratia alias Santo Giuliano nella Città di Mathera grancia della Collegiata Chiesa di Santo Pietro Barisano. Sincome appare per Istrumento rogato per mano di Notaro Cola Giovanni Giocolano con censo perpetuo di carlini vinti da pagarsi al detto Capitolo anno quolibet et imperpetuum.

(Archivio di Stato di Matera (d’ora in poi ASM), Ufficio del Registro di Matera. Monasteri
soppressi, Busta 15, Platea del Convento di Sant’Agostino (compilata a partire dal 1592), c. 2r. )

Operazione di edificazione a danno di preesistenze documentate già dal XVI secolo, operazione che rischia di eludere e ed eliminare un preszioso tassello alla comprensione della complessa vicenda storica materana.

A dar maggior forza all’importanza del luogo anche in periodo precedente alla fine del XVI secolo, periodo in cui gli Agostiniani si insediano, ulteriori informazioni sulla chiesa ci vengono fornite da Giustino Fortunato nell’importante ed insostituibile regesto delle Pergamene di Matera:

318 – (Cattedrale, n. 944). 1493, novembre, 7 – Geronimo di Matteo «de Curtona»
di Matera, vende a Gabriele di Donato di notar Eustasio, della stessa città, cinque
grotte nel Sasso Barisano, nel «pittagio» di s. Giuliano, per cinque once.


455 – (s. Lucia, n. 435). 1541, gennaio, 25 – Francesco de Noha di Matera, per la
monacazione delle figlie Silvia, Carmosina e Prudenzia, cede al monastero di s. Lucia
due case nel Sasso Barisano, nel «pittagio» di s. Maria «de veteribus» ed una grotta
nella contrada di s. Giuliano.


L’area pertanto è già definita Pittagio nel 1493, segno di evidente importanza nel disegno e nella decodifica della città medievale e poi rinascimentale.

La conservazione di tale luogo nel suo status quo, frammento riconoscibile di una parte antica della città, riveste particolare importanza come preesistenza extratemporale resistita alle trasformazioni avvicendatesi dal medioevo alla ultima importante fase trasformativa intorno al 1935, quando si procedette a segnare e realizzare la strada carrabile di Via D’Addozio che si univa alla via Fiorentini (realizzata in seguito alla chiusura del grabiglione barisano).
il grabiglione nei pressi del Rione Casale il grabiglione nei pressi del Rione Casale
Ci chiediamo a questo punto:
Non sarebbe stato più interessante pensare un giardino che rappresentasse la hall (riproposizione attuale dell’ antica plateola) degli spazi ipogei già vincolati ed ora riportati alla ribalta?

Non sarebbe stato opportuno calibrare una progettazione leggera, invece che basata sulle regole del calcestruzzo armato, che si ponesse l’obiettivo non secondario della permeabilità dei suoli?

Non sarebbe stato opportuno pensare un modo per recuperare le acque meteoriche in una nuova cisterna, mutuando intenti e tecniche dell’edilizia storica, ma con inserti moderni ragionati e criticamente proposti?

Non sarebbe stato opportuno rispolverare le tecniche dei terrazzamenti e dei muri a secco per la creazione di spazi permeabili, un tempo coltivabili, che sono presenti solo a guardare qualche metro più in basso di sant’Agostino verso la Gravina?

Non sarebbe stato didatticamente significativo riproporre piante ed alberature della murgia materana, emblematicamente volto ad una riappropriazione dell’ambiente murgiano nei confronti della città?

In definitiva, mutuare le scelte dalla storia dei Sassi e del territorio: ma così non è. Ne discende un progetto ancora una volta vuoto, che non si pone nella giusta misura come progetto di conservazione della città, ma ripropone quello che possiamo vedere in altre parti del mondo e della stessa città di Matera.

Fra Sant’Agostino ed il recupero dell’ex mercato di Piccianello in via Marconi non c’è differenza: superfici pavimentate, lastricati con sottofondi in conglomerato cementizio armato, permeabilità nulla delle superfici pavimentate e nessuna possibilità di inserimento di Piante e verde, se non aiuole simbolico-metafisiche.

La città di Matera, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, deve iniziare a guardare ad altri orizzonti?

O la globalizzazione e la standardizzazione di certo modo di far edilizia deve continuare nel suo dilagante imperare?

     
 
 
 
 
   
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